Meccanica: imprese chiuse al 93%, casa 1,4 milioni di lavoratori

30 March 2020

Segnaliamo un interessante articolo apparso sul Sole24ore del 29 marzo 2020, potete leggerlo da qui con i grafici oppure di seguito solo il testo:

Economia

Meccanica: imprese chiuse al 93%, casa 1,4 milioni di lavoratori

Ferma l’intelaiatura del sistema industriale del Paese, un settore in grado di generare 500 miliardi di euro di fatturato, 100 miliardi di valore aggiunto e 175 miliardi di export

di Paolo Bricco

29 marzo 2020

 

L’intelaiatura del nostro sistema industriale – e di tutto il nostro Paese – si è paralizzata.

Dopo tre giorni concitati – con l’assillo di ottemperare alle ultime consegne, il pensiero di porre gli impianti in sicurezza e l’ombra di che cosa sarà dopo – la stragrande maggioranza delle imprese metalmeccaniche ha chiuso. Secondo la stima di Federmeccanica, elaborata analizzando l’elenco dei settori a cui il Governo ha consentito di rimanere aperti, il 93% delle imprese metalmeccaniche ha chiuso, l’88% dei lavoratori non è più in fabbrica e l’80% dell’export generato da queste linee produttive svanisce.

 

I numeri assoluti, che includono anche le imprese artigianali e che sono al netto delle ultime modifiche apportate dal Governo ancora (e che sembrerebbero poco rilevanti per la metalmeccanica), sono questi: cancelli chiusi per 97mila, non più al lavoro (almeno) 1,4 milioni di addetti, spente linee produttive in grado di generare 175 miliardi di euro di esportazioni.

 

Il provvedimento del Governo è dunque assai più pervasivo e stringente sulla metalmeccanica in particolare che non sull’industria in generale, ferma al 70 per cento. «Il punto – riflette il presidente di Federmeccanica, Alberto Dal Poz – è la consistenza e, insieme, la trasversalità della metalmeccanica. Questo settore innerva l’intera economia». Sulla consistenza, bastano poche cifre. La meccanica è l’asse portante della manifattura: 105mila aziende (un numero che include i laboratori artigiani, mentre le imprese associate a Federmeccanica sono 16 mila), 1,6 milioni di addetti, 500 miliardi di euro di fatturato, 100 miliardi di valore aggiunto e 220 miliardi di export (con un attivo di 60 miliardi, essenziale per riequilibrare la bilancia commerciale italiana). La meccanica incide per l’8,1% sul valore aggiunto dell’intera economia e per il 47,7% su quello dell’industria manifatturiera; per il 6,1% sull’occupazione italiana e per il 42,2% su quella della manifattura; per la metà delle esportazioni nazionali.

 

La meccanica è, quindi, l’ossatura del nostro paesaggio industriale. Ma ne è anche l’innervatura. Se l’industria italiana è un “tessuto”, la metalmeccanica non è soltanto la componente maggiore, ma ne è appunto l’“ordito”. Nel suo caso, la logica non è di filiera (al singolare). Nel suo caso la logica è di filiere (al plurale): filiere che si intrecciano, si sovrappongono e si ibridano. La meccanica è una sorta di lievito che è ovunque. «Il risultato – nota Dal Poz – è che spesso non c’è un settore prevalente di attività. Nell’impresa metalmeccanica standard esistono una diversificazione del fatturato per destinazione e una differenziazione delle tecnologie applicate che in periodi normali costituiscono un punto di forza e che, adesso, rischiano di trasformarsi nella causa della chiusura, anche delle aziende che avrebbero delle ragioni per rimanere aperte. Una chiusura che può risultare nociva ai settori tenuti aperti dal Governo.

 

Faccio un esempio: non è semplice per una azienda meccanica che ottiene il 5% dei propri ricavi dalle forniture al biomedicale definire i termini e i modi di richiesta alle autorità pubbliche di una apertura parziale, per potere garantire un particolare componente meccanico a una impresa di quel settore». Pensiamo ai camion che trasportano il cibo nei negozi di quartiere o nei supermercati: sono, naturalmente, fatti di elementi e sistemi meccanici. Oppure al latte, che va conservato in contenitori di acciaio inossidabile speciale. Pensiamo alle pompe dei respiratori nei reparti di rianimazione: contengono gomma ed elettronica, ma anche componenti meccanici. Nelle ore travagliate che hanno portato alla definizione di un metodo per la identificazione dei settori da mantenere in attività o no e per stabilire i criteri con cui chiedere le eccezioni caso per caso, non sembra essere stata presa in considerazione dal Governo e dal suo staff – o, magari, non era nota fin dall’inizio – la specifica natura della meccanica e la sua funzione negli equilibri della manifattura italiana.

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