4- Cosa aspettarsi per il futuro: “Sustainable Brands Paris 2019”, scenari di riduzione dell’impatto

08 May 2019

Quarto articolo nel quadro di “Supplier of Sustainable Technology”.

Il 23 e 25 aprile, si è tenuta a Parigi, la città della COP21la Sustainable Brands, la più grande conferenza europea su sostenibilità e innovazione; si è discusso sullo stato di sostenibilità e il suo futuro. C’erano oltre 3000 partecipanti a Le Carrousel du Louvre, dove si è tenuto l’incontro sui processi di produzione eco-sostenibili.  Il consumo di materie prime. Cosa aspettarsi per il futuro. Gli obiettivi concreti di riduzione dell’impatto del settore moda, abbigliamento e calzature.

Il consumo di materie prime

Il secolo scorso è stato caratterizzato da un generale calo del costo delle materie prime, che nel contesto del modello lineare produzione-consumo-smaltimento ha indotto un crescente consumo di risorse. Tuttavia, dal 2000 in poi questa dinamica decrescente dei prezzi si è arrestata e invertita, ed è anche aumentata la volatilità 

Andamento del prezzo delle commodity

Nota: Indice completo include combustibili, materie prime agricole e metalli; indice energia include petrolio, gas naturale e carbone.

Fonte: Fondo monetario internazionale

Gli studi di settore sono concordi nell’affermare che non ci siano rischi di esaurimento delle risorse non rinnovabili nel breve-medio periodo. Piuttosto la pressione derivante dalla crescente domanda di materie prime non è bilanciata da sufficienti riserve facilmente accessibili. Di conseguenza il costo di estrazione per molti metalli, o dei combustibili fossili con le nuove tecnologie come il fracking, è maggiore che in passato.

Cosa aspettarsi per il futuro?

Secondo un recente report dell’Ocse, il consumo globale di materie prime è passato da 27 gigatonnellate (gt) nel 1970 a 89 nel 2017, stimando che nel 2060 arriverà addirittura a 167 gt. La crescita sarà più sostenuta per le economie emergenti e ci sarà anche una maggior efficienza man mano che le economie diventeranno più mature. Tale stima si fonda su un modello statistico che tiene conto della diminuzione del peso delle materie prime sul Pil nei prossimi decenni, grazie alla diffusione della digitalizzazione e dei servizi, e che non considera l’intervento di politiche di mitigazione del fenomeno. Va tenuto conto però che, sempre secondo l’Ocse, quasi due terzi delle emissioni di gas serra derivano dall’estrazione, lavorazione e uso delle materie prime. Di conseguenza, tali proiezioni ci dimostrano chiaramente che allo stato delle cose l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale entro i 2°C, come previsto dall’accordo di Parigi (Cop 21), è inconciliabile con un consumo di risorse in continua crescita.

La maggior parte delle emissioni globali di gas serra sono influenzate direttamente o indirettamente dal settore privato. Le aziende hanno per questo un ruolo cruciale nel proteggere il clima e garantire che la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio sia efficace e a lungo termine. Comprendere i rischi posti dal cambiamento climatico e dimostrare la propria leadership climatica stabilendo obiettivi scientifici di riduzione dei gas serra deve diventare una pratica standard per le imprese.

Ma la lotta al cambiamento climatico è divenuta una sfida globale, ed è per questo motivo che si ha il dovere di integrare le misure di contrasto e mitigazione nelle politiche nazionali, rendendo concreto il commitment dei paesi aderenti alla United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC).

Il nostro Paese, ad esempio, è tenuto a concretizzare il proprio impegno per una Climate Action efficace; considerando che le imprese sono indubbiamente le principali responsabili dell’aumento consistente delle emissioni globali di CO2 in atmosfera, le società italiane devono attuare strategie di mitigazione del cambiamento climatico studiate su misura per ridurre il quantitativo di gas serra prodotto e riuscire così ad ottenere un vantaggio competitivo durevole nel tempo.

Questo ci dimostra che aziende, di diversi settori ed in tutto il mondo, sono pronte a raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi e soprattutto hanno saputo riconoscere una forte opportunità di business nel farlo.

Gli obiettivi concreti di riduzione dell’impatto del settore moda, abbigliamento e calzature

I principali operatori del settore, per individuare gli obiettivi di riduzione di impatto ambientale hanno seguito il metodo Science Based Target (SBT), un’iniziativa per una “CorporateClimate Action” molto efficace.

Gli obiettivi per ridurre le emissioni di gas a effetto serra (GHG) sono considerati “basati sulla scienza” se in linea con il livello di decarbonizzazione richiesto per mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi rispetto alle temperature preindustriali, come descritto nel Fifth Assessment Report dell’Intergovernal Panel on Climate Change (IPCC), e nell’Accordo di Parigi.

Science Based Target (SBT) è un percorso definito per una crescita a prova di futuro sostenibile, specificando di quanto e quanto velocemente bisogna ridurre le proprie emissioni di gas serra.

L’iniziativa è promossa da Carbon Disclosure Project (CDP), UN Global Compact (UNGC), World Resource Institute (WRI) e dal WWF; questo partenariato conferma che l’impostazione degli obiettivi basati sulla scienza sta già diventando parte della pratica di rendicontazione annuale delle società e dell’infrastruttura dei dati per gli investitori istituzionali, a confermarlo ad esempio l’integrazione nel questionario e nei punteggi CDP, il più importante sistema di reporting sulle emissioni di Gas ad Effetto Serra del settore privato.

Science Based Target si colloca all’interno di un ampio gruppo di iniziative tese al raggiungimento di determinati traguardi di carattere ambientale, come “We Mean Business“, che lavora con le maggiori aziende a livello globale al fine di indirizzarle verso politiche ambientali più efficaci e accelerare la transizione verso un’economia “low-carbon”. O come “RE100“, l’iniziativa che riunisce oltre 100 grandi aziende a livello globale, impegnate nell’uso del 100% di energia da fonti rinnovabili oltre a lavorare per incentivarne la richiesta e migliorarne la distribuzione. E “Climate Neutral Now“, che rappresenta un movimento crescente di aziende e governi che si impegnano nella riduzione delle emissioni e nel perseguire un futuro Climate Neutral. 

Considerando che, nonostante l’introduzione di misure per la mitigazione dei cambiamenti climatici da parte di governi, società, società civile e altri attori, le emissioni totali di gas serra continuano ad aumentare, l’iniziativa Science Based Target è nata proprio con l’intento di riuscire a guidare le aziende nella definizione di obiettivi ambiziosi di mitigazione del cambiamento climatico per garantire che la propria Climate Action sia in linea con gli obiettivi scientifici.

I partecipanti a questa iniziativa di Corporate Climate Action hanno quindi valutato l’impatto energetico totale sulla produzione ed hanno ipotizzato le azioni necessarie per ottenere una riduzione delle emissioni di gas serra dell’industria della moda del 5%, 10%, 30% e 50% entro il 2030.

Ad esempio, per ottenere una riduzione delle emissioni del 5% per tutto potrebbero essere fissati i seguenti obiettivi: un obiettivo di energia rinnovabile dell’8% o un obiettivo di efficienza energetica / produttività del 9% o un obiettivo di economia circolare (riciclaggio dei componenti) del 34%.Tuttavia, per ottenere una riduzione delle emissioni del 50%, il settore richiederebbe un obiettivo di energia rinnovabile del 78% o un obiettivo di efficienza energetica del 72%.In ogni caso, un obiettivo di economia circolare semplicemente non raggiungerebbe questo obiettivo di riduzione delle emissioni a livello di settore.

 

Il prossimo articolo delineerà gli hotspot per le industrie di abbigliamento e calzature. Un’analisi approfondita dell’inquinamento influisce sui cambiamenti climatici, sul ritiro delle acque dolci, sulle risorse, sulla qualità degli ecosistemi e sulla salute umana (considerazioni metodologiche per una descrizione delle categorie di impatto).

 


report sostenibilità

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