FASHION PACT: Patto tra i grandi della moda per promuovere la sostenibilità.

13 Settembre 2019

Alla fine di agosto, mentre gli Italiani seguivano gli sviluppi della crisi del Governo, 32 aziende (big) della moda sottoscrivevano il Fashion Pact.

Un documento senza precedenti in cui le aziende aderenti al patto si impegnano a salvaguardare il pianeta focalizzandosi su riscaldamento globale, biodiversità e protezione degli oceani.

A dare maggior forza al Fashion Pact due aspetti: l’estrema attualità dei temi scelti, prima citati e la rilevanza e la notorietà dei 32 firmatari. Aziende che si identificano o controllano i marchi della moda e del lusso tra i più noti al mondo (tra i quali tantissimi italiani o brand Made in Italy a controllo staniero): Armani, Zegna, Ferragamo, Prada e Moncler, Bottega Veneta, Gucci (Kering), Versace (Capri Holding). Tra i firmatari dell’accordo ci sono anche Adidas, Puma e brand del mass market come H&M e Inditex (Zara).

Un traguardo che segna un passaggio epocale verso la responsabilità sociale e ambientale della Moda.

A poche settimane dalla firma dell’accordo il Presidente e Ceo di Gucci, Marco Bizzarri, ha rilasciato un’intervista, che trovate allegata, spiegando il traguardo raggiunto sulla supply chain del gruppo: “Carbon neutral”. Gucci è stata una delle prime aziende del lusso ad adottare la certificazione EP&L che sta per Environmental profit and loss: un vero e proprio bilancio che misura profitti e perdite di un socio molto speciale, l’ambiente.

Lavorando sulla propria filiera, con il programma “strap less program” che prevede la riduzione di emissioni di CO2, di utilizzo di acqua e prodotti chimici, coinvolgendo appunto i fornitori.

Un esempio concreto: per quanto riguarda la lavorazione della pelle nel 2018 otto delle concerie con cui Gucci ha rapporti di collaborazione hanno partecipato allo “strap less program” consentendo un risparmio di 843mila kW di energia, dieci milioni di litri di acqua, 28 tonnellate di cromo, 117 di altri prodotti chimici e ridotto di 66 tonnellate gli scarti di lavorazione della pelle.

Una goccia nell’oceano, ma comunque un segnale forte che qualcosa sta cambiando e che in questo processo è inevitabile il coinvolgimento/coercizione delle aziende di tutta la filiera produttiva: che ruolo vogliamo giocare come “Fornitori di Tecnologie sostenibili”’?

Tutti segnali di quanto la sostenibilità diventi un pilastro dell’essere impresa, con ripercussioni economiche e competitive non indifferenti.


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