Dall’amministrazione Biden filtrano i primi dettagli sulle sanzioni allo studio contro Mosca in caso di attacco. La lista dei bersagli comprende: banche come Vtb, Sberbank e Gazprombank; aziende statali come Sogaz (assicurazioni) o Sovcomflot (spedizioni di energia); il commercio di nuovi titoli di debito pubblico; l’import di microelettronica avanzata. L’idea principale è impedire alla Russia di raccogliere oltre $100 miliardi dai mercati, per svalutare il rublo e innescare un’inflazione che colpisca i beni di consumo.
Le possibili sanzioni confermano che gli USA non intendono andare allo scontro diretto. Tengono a chiarire che per ora non intendono attivare le opzioni strategiche, come escludere la Russia dal circuito del dollaro (mediante l’espulsione dal sistema Swift) e bloccare il commercio di gas e petrolio. Il focus delle sanzioni si è spostato sugli oligarchi nella cerchia del presidente Putin. A questa manovra specifica si è accodato il Regno Unito, per la nutrita presenza di magnati russi nella sua capitale, ironicamente ribattezzata Londongrad.
Gli americani non sembrano voler sostituire la guerra guerreggiata con la guerra economica. Sembrano piuttosto affidarsi all’uso di sanzioni nella speranza di mettere il popolo contro il regime.