“Quiet Quitting”: L'economia globale perde trilioni di dollari a causa del basso coinvolgimento dei lavoratori

19 Settembre 2022

Un approccio meno maniacale alla propria professione e un maggior riguardo verso la vita fuori dal lavoro si sta affermando col nome di “quiet quitting”. Ha scritto il Guardian, che i sostenitori del quiet quitting rifiutano la cultura della smania del lavoro e si limitano a svolgere soltanto le mansioni a loro richieste. Il trend è confermato da un rapporto Gallup.  [qui il rapporto]

 

 

Negli ultimi mesi è diventata piuttosto popolare sui social network e in particolare su TikTok l’espressione «quiet quitting», traducibile come “licenziarsi in silenzio” o, più liberamente, “licenziarsi senza licenziarsi”. Fa riferimento a una tendenza, confermata da alcuni sondaggi e diffusa tra giovani lavoratori e lavoratrici, a ridefinire il proprio approccio al lavoro in termini meno maniacali e a non lasciare che occupi più tempo del dovuto. Più in generale, descrive un condiviso desiderio di slegare la propria identità dalla carriera professionale.

Utilizzata da molte persone come didascalia in video che in alcuni casi hanno ottenuto milioni di visualizzazioni sui social, l’espressione quiet quitting sintetizza un sostanziale rifiuto di mettere il lavoro al centro della propria vita e una volontà di concentrare il proprio tempo e le proprie forze in altre attività, siano esse di svago o anche legate a un secondo lavoro in grado di soddisfare una passione. Se ne sta parlando non soltanto per la popolarità del fenomeno sui social ma anche per quello che dice di inclinazioni e sentimenti diffusi nel mondo del lavoro dopo la pandemia tra le persone più giovani.

Anziché tirare fino a tardi in ufficio il venerdì, impegnarsi nell’organizzazione di iniziative di team building o proporsi volontariamente per l’affiancamento delle persone appena assunte, ha scritto il Guardian, i sostenitori del quiet quitting rifiutano la cultura della smania del lavoro e si limitano a svolgere soltanto le mansioni a loro richieste. Ed è un approccio che può in alcuni casi tradursi anche nell’evitare comportamenti di semplice cooperazione non specifici del lavoro e non espressamente richiesti, ma spesso fondamentali in qualsiasi attività di gruppo.

Diversi esperti tendono ad associare questo fenomeno a un calo significativo delle sensazioni di gratificazione e soddisfazione sul lavoro, e in parte alle conseguenze a medio e lungo termine della pandemia. «Dalla pandemia in poi il rapporto delle persone con il lavoro è stato studiato in molti modi, e la letteratura sembrerebbe sostenere in generale che in tutte le professioni quel rapporto sia cambiato», ha detto al Guardian la docente della University of Nottingham Maria Kordowicz, che si occupa di comportamento organizzativo nelle imprese.

Secondo Kordowicz, la diffusione di questa attitudine tra le persone è almeno in parte una conseguenza di riflessioni favorite dalla pandemia, sul senso del lavoro e sulla mortalità. Ed è legata in parte anche al disorientamento provato da molte persone durante la pandemia nel cercare di trovare un equilibrio tra il lavoro e la vita privata, specialmente nel caso del lavoro svolto da remoto. L’insieme di queste condizioni avrebbe quindi portato all’attuale diffusa mancanza di motivazioni e di entusiasmo, e in definitiva a una riduzione dell’impegno sul lavoro.

Le impressioni condivise sull’insoddisfazione delle persone sembrano confermate da un rapporto annuale della società americana di analisi e consulenza Gallup sull’esperienza e le valutazioni dei lavoratori e delle lavoratrici di tutto il mondo riguardo alla loro vita professionale.

Secondo il rapporto, prima della pandemia, il coinvolgimento e il benessere sul lavoro sono cresciuti a livello globale per quasi un decennio, ma ora sono stagnanti.

 

"Vivere per il fine settimana", "guardare l'orologio che scorre", "il lavoro è solo una busta paga". Questi sono i mantra della maggior parte dei lavoratori a livello planetario. Con solo il 21% dei dipendenti impegnato al lavoro e il 33% dei dipendenti che prospera nel proprio benessere generale, la maggior parte direbbe che non trova il proprio lavoro significativo, non pensa che la propria vita stia andando bene o non si sente fiducioso riguardo al proprio futuro.

Lo stress tra i lavoratori di tutto il mondo ha raggiunto il massimo storico, di nuovo.

Se i dipendenti sono stressati a causa del lavoro o se il loro stress si trasferisce nel lavoro, una cosa è chiara: i dipendenti di tutto il mondo si sentono ancora più stressati rispetto al 2020 (il precedente massimo storico).

Il 44% dei dipendenti ha subito molto stress quotidiano il giorno precedente. Mentre quasi la metà dei lavoratori nel mondo ha sentito il peso dello stress, le donne che lavorano nella regione degli Stati Uniti e del Canada sono state tra le dipendenti più stressate a livello globale.

La speranza dei lavoratori dell'Asia meridionale e dell'Europa è diminuita

Sia l'Europa che l'Asia meridionale (che include l'India) hanno perso 5 punti percentuali di benessere nel 2021, con l'Asia meridionale che ha il benessere più basso al mondo con l'11%.

I lavoratori di queste regioni non solo sentivano che la loro vita attuale era peggiore di quanto non fosse stata in precedenza, ma anche la loro speranza nel futuro è caduta.

Ecco l'unico posto in cui il mercato del lavoro si è ripreso .

Solo il 45% dei lavoratori a livello globale ha affermato che ora è un buon momento per trovare un lavoro nel proprio paese (in leggero aumento rispetto allo scorso anno, ma inferiore al record del 55% nel 2019). Gli Stati Uniti e il Canada sono stati i valori anomali regionali per questa voce, guidando il mondo con il 71%, in aumento di 44 punti percentuali rispetto all'anno precedente.

Le prossime regioni più vicine sono l'Australia e la Nuova Zelanda al 59% e l'Asia meridionale al 50%. Le regioni con le opportunità di lavoro meno promettenti sono la Comunità degli Stati Indipendenti (35%), la MENA (28%) e l'Asia orientale (27%).

Nonostante i problemi, questa è la regione migliore per essere un lavoratore

Anche se i dipendenti negli Stati Uniti e in Canada sono tra i più preoccupati e stressati al mondo, sono anche i più coinvolti.

La regione degli Stati Uniti e del Canada è anche la n. 2 per benessere e per il più grande aumento del benessere nel 2021. La metà di loro afferma di "vivere comodamente" con il reddito familiare (rispetto al 22% a livello globale) e il mercato del lavoro in Il 2021 è stato eccezionalmente buono rispetto al resto del mondo.

L'economia globale perde trilioni di dollari a causa del basso coinvolgimento

Benessere e coinvolgimento interagiscono tra loro in modi potenti. Quando i dipendenti sono coinvolti e prosperi, sperimentano molto meno stress, rabbia e problemi di salute. Sfortunatamente, la maggior parte dei dipendenti rimane disimpegnata dal lavoro. In effetti, il solo basso coinvolgimento costa all'economia globale 7,8 trilioni di dollari. La relazione tra benessere e coinvolgimento è fondamentale perché il modo in cui le persone vivono il lavoro influenza le loro vite al di fuori del lavoro e il benessere generale influenza la vita lavorativa.

 

  • Le organizzazioni devono pensare all'intera persona, non solo al lavoratore. I manager dovrebbero:
  • aggiungere misurazioni del benessere ai loro piani esecutivi
  • dare la priorità al benessere dei dipendenti come parte della promessa del marchio del datore di lavoro

 

Una parte della discussione, soprattutto in Europa e in Italia, è poi a volte sviluppata parallelamente a un più ampio dibattito sul fenomeno della precarietà e dello sfruttamento del lavoro. All’interno di questo dibattito, la pratica di non lavorare oltre il dovuto – anziché essere una scelta deliberata, compiuta nel pieno rispetto degli obblighi contrattuali – è più spesso descritta come una pratica utopistica e rischiosa, che aumenta le probabilità di licenziamento e di successive difficoltà dovute alla mancanza di alternative nel mercato del lavoro.

 

In ambito anglosassone il quiet quitting è stato associato essenzialmente a due casi. Uno è quello in cui la partecipazione ridotta alle attività di lavoro risponde non a un’insoddisfazione professionale ma a un’esigenza di realizzazione personale in contesti diversi. E l’altro è quello in cui in particolari situazioni il lavoro è percepito come una fonte di stress e di preoccupazioni che diventano a un certo punto insostenibili, portando a scelte diverse e più radicali.

 


Paese: Stati Uniti d'America
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