In Italia la moda tende a ricompattare le catene di fornitura

08 Marzo 2023

In Toscana, i terzisti della moda internalizzano le subforniture. Dalla pelletteria alle finiture per fibbie diversi produttori riorganizzano le fabbriche, scrive ilSole24ore. Il problema del settore moda e pelletteria in Italia è la mancanza di manodopera. Per questo i marchi acquisiscono i fornitori strategici, cioè quelli che concentrano maggiori competenze e internalizzano le produzioni che un tempo erano delegate all’esterno

 

 

Si tratta di una nuova stagione delle filiere della moda di lusso: più compatte, più integrate verticalmente, più trasparenti e dunque più sicure dal punto di vista del lavoro e del prodotto. È un processo impetuoso, scatenato dalla pandemia e dalle difficoltà post-Covid nel reperire competenze e componenti, che sta determinando una profonda riorganizzazione produttiva. Tutti sono coinvolti: grandi marchi, terzisti dei grandi marchi, subfornitori dei terzisti.

 

L’obiettivo è stringere gli anelli della catena di fornitura, nell’abbigliamento come nella pelletteria. In questo caso non si tratta di riportare le produzioni in Italia o nei Paesi mediterranei (il cosiddetto reshoring), visto che nel lusso la filiera è già sostanzialmente made in Italy, quanto di garantirsi le prestazioni lavorative strategiche. Il tema s’intreccia con gli obiettivi di sostenibilità ambientale e, soprattutto, sociale (i criteri Esg) che oggi stanno acquistando sempre più importanza, col risultato di stimolare soluzioni originali.

 

Se da una parte i grandi marchi accelerano l’acquisizione di lavorazioni-chiave - come hanno fatto negli ultimi mesi Dior con Artlab, Zegna e Prada col Lanificio Biagioli, Lvmh, Chanel e Prada con alcune concerie di Santa Croce sull’Arno, Fendi col maglificio teramano Matisse – per assicurarsi saperi artigianali difficili da replicare sottraendoli ai concorrenti, dall’altra parte anche i terzisti, almeno quelli più grossi e strutturati, si stanno rafforzando in più direzioni. Innanzitutto, compattando la filiera attraverso l’acquisto di piccoli subfornitori, come ha appena fatto Pellemoda ma anche la 2C di Scandicci (Firenze), produttore da €50 milioni di fatturato di accessori metallici (fibbie, ganci, borchie) per borse e scarpe dei grandi marchi, che ha acquisito la piccola Joker (€5 milioni di fatturato), altro produttore di minuterie metalliche. Un’altra strada percorsa dai terzisti per compattare la filiera è mettere i subfornitori sotto lo stesso tetto, come sta facendo ad esempio Gab, azienda di Calenzano entrata a far parte del gruppo Holding Moda: entro l’anno Gab completerà il nuovo stabilimento di Calenzano (Firenze), in cui produce borse per i grandi marchi dei gruppi Lvmh e Kering, ospitando (in affitto) otto laboratori di subfornitura esterni (sui 12 totali). In questo modo ottimizzerà tempi e logistica e avrà la garanzia di una filiera tracciata e trasparente, sempre più richiesta dai grandi marchi.


Paese: Italia
Componenti| toscana moda| Accessori| catene di fornitura| acquisizioni| pelletteria| abbigliamento| TERZISTI

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