Ger Elettronica, alle porte di una nuova rivoluzione industriale

18 Ottobre 2022 - Autore: GER ELETTRONICA SRL

Ci sono cambiamenti ai quali non ci si può sottrarre: sostenibilità ed etica sono un binomio sempre più inscindibile. Definire i criteri per affrontare correttamente i problemi che stiamo vivendo è una responsabilità tanto del singolo essere umano quanto delle aziende.  [By MpaStyle]

 

La necessità di implementare sistemi che siano in grado di affrontare queste sfide senza precedenti è un tema che GER, operante sul mercato da 45 anni nonché primo costruttore al mondo di misuratrici elettroniche di superficie per pelli finite, ha fatto suo sin dal principio. Oggi GER, vera pioniera del suo settore, sposa l’ambizioso progetto di realizzare la vera “conceria del futuro” attraverso la creazione di un nuovo modo di interpretare la misurazione, e più precisamente di un sistema globale di gestione attraverso l’analisi dei dati digitali a supporto dell’intero processo produttivo. Un Sistema che farà la differenza.

Cesare Dal Monte, ci spiega in cosa consiste esattamente il vostro progetto?
“Quello che  stiamo  cercando di  fare  è applicare  realmente, e non  solo fiscalmente, la transizione prevista dal Piano Nazionale Industria 4.0. La nostra intenzione non è, e non lo è mai stata, di vendere un Sistema unicamente per risparmiare e poter usufruire della relativa incentivazione fiscale ma è quella di creare un vero e proprio ecosistema che permetta, tramite l’utilizzo di Big Data, l’analisi dell’intero processo conciario e la sua ottimizzazione con l’utilizzo di specifici software che abbiamo sviluppato all’interno della nostra azienda”.

Stiamo parlando a tutti gli effetti di Business Intelligence…
“Cosa che in altri settori è già molto sviluppata: pensiamo a quello dell’alimentare, a quello dell’automotive e a quello della meccatronica in generale. Il mondo della pelle sta cominciando solo ora ad affacciarsi a questa grandissima opportunità”.

Secondo lei perché il settore pellettiero è ancora così indietro su questo tipo di approccio?
“Sostanzialmente per due ragioni. Pur essendoci grandi realtà operanti all’interno del settore, possiamo affermare che ogni realizzazione ha ancora una componente altamente artigianale, anche se stiamo assistendo già a più di qualche tentativo. Questo nuovo approccio sta evolvendo molto più rapidamente di quello che è stato fatto negli ultimi dieci anni. L’apporto della pandemia da un lato e i concetti legati all’Industria 4.0 dall’altro stanno velocizzando notevolmente questo processo. Le motivazioni che spingono al cambiamento, per quello che noi vediamo oggi, sono l’arrivo di clienti molto più professionali come l’automotive, che porta con sé una regolamentazione molto stringente in termini qualitativi e di reperibilità-tracciabilità di ciò che viene fornito. Oggi più che mai le aziende sono responsabilizzate su ciò che forniscono e sull’esigenza che i loro prodotti siano rintracciabili. Il secondo aspetto è rappresentato dalle grandi maison della moda che sposano sempre di più questo tipo di filosofia, soprattutto sotto il profilo etico”.

Mi conferma che c’è una crescente attenzione ai temi della sostenibilità e della circolarità…
È il tema del futuro, per qualsiasi tipo di ambito. Risparmio di risorse uguale salvaguardia dell’ambiente. È il must che tutti i settori industriali oggi si trovano ad affrontare. Viviamo su un pianeta a risorse limitate. Uno sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”.

La “fashion pollution” presenta dati allarmanti…
“La produzione globale di abbigliamento è più che raddoppiata negli ultimi vent’anni, di conseguenza lo sono anche energia, acqua e altre risorse necessarie. Per fortuna si sta tendando di rimediare per dare vita a una reale inversione di rotta”.

Che ruolo ha GER in questo cambiamento?
“Oggi la necessità primaria è di trasformare il processo in un qualcosa di più strettamente industriale, ma non per dimensioni o per operazioni di acquisizione, ma più propriamente nella gestione. Perché questo? Perché da una parte, come dicevo prima, ci sono i clienti che stanno diventando molto più esigenti rispetto al passato – anche in questo caso l’automotive e l’industria della moda ne sono l’esempio lampante. Bisogna sottolineare che la pelle è un materiale in costante diminuzione: dal 2015 ad oggi questo mercato ha subito un calo del 30%. Resiste ancora il mondo della calzatura che si sta opponendo strenuamente alla concorrenza spietata che altri paesi stanno mettendo in campo in termini di costi finali. Dobbiamo porci la domanda corretta: a cosa sono dovuti questi costi? Il costo è dovuto principalmente a una gestione industriale del prodotto. Chi lavora in questo settore è costretto a cominciare a fare i conti sui margini e, se non possiede una forte cultura industriale, difficilmente riuscirà a capire come poter ottimizzare i processi”.

È proprio qui che entra in gioco GER, corretto?
“GER, al di là dei suoi prodotti specifici, ha sempre realizzato strumenti di misura dedicati al mondo della pelle. L’idea di questa rivoluzione è nata nel 2020 e poi fortemente sviluppata durante la pandemia, nel periodo in cui eravamo tutti a casa. Partendo da una classica misurazione della superficie, abbiamo implementato il nostro servizio con la misurazione di molte altre caratteristiche della pelle, rendendo oggettiva una tipologia di dati che prima erano riservati solo all’osservazione degli operatori che lavorano sulla materia prima. In questo modo abbiamo la possibilità di comprendere quali sono gli effettivi legami tra il risultato ottenuto e ciò che è stato fatto a livello di lavorazione per arrivare a quello specifico prodotto finale. Fino ad oggi questa operazione era stata fatta mentalmente e quasi mai codificata all’interno di un sistema di archiviazione”.

Avete dunque dato vita a un sistema dedicato all’analisi dell’intero processo conciario senza che sia più necessario da parte dell’uomo la memorizzazione di un ingente quantità di dati e soprattutto che eviti di far ripetere errori che altrimenti accadrebbero naturalmente?
“Esatto. BE.PROCESS è un nuovo concept 4.0 applicato alla conceria che aumenta la qualità dei processi, salva le risorse e, soprattutto, digitalizza il know how della conceria permettendo l’archiviazione dei dati relativi a ogni singola pelle. Cosa significa? Mentre oggi l’esperienza umana, nello specifico quella dell’operatore, è quella che domina maggiormente il processo, il nostro Sistema consente di misurare, analizzare e codificare ogni singola pelle e registrarne i singoli dati in digitale, costituendo un vero e proprio database di ciò che si utilizza”.

È molto chiaro: attraverso BE.PROCESS si crea così l’esperienza del Sistema. Ma come funziona esattamente?
“Il processo conciario è fatto di moltissime fasi. Dall’inizio del processo alla sua fine, una pelle può rimanere all’interno di una conceria anche un mese intero. Questo è uno dei motivi per cui è un processo difficile da controllare, considerando che una azienda ne processa migliaia ogni giorno. Quindi seguire ogni singola pelle è complicato, non è umanamente possibile se non grazie all’utilizzo di strumenti dedicati. Il nostro Sistema si basa su speciali sensori sviluppati internamente all’azienda, chiamati “sensori di misura”, che vengono introdotti in ogni singola fase del processo e analizzano le molteplici caratteristiche di ogni materia prima. Questi sensori generano un dataflow che successivamente verrà registrato in un big data storage”.

Una quantità di dati impressionante…
“Il nostro Sistema BE.PROCESS registra circa 400 punti a metro quadrato. Una pelle bovina media da 5 metri quadrati genererà circa 2000 dati. Se si moltiplica per il numero delle fasi che questa pelle attraversa lungo tutto il suo percorso, si può immaginare la grandezza del flusso di cui stiamo parlando. Per questo motivo si rende necessario convertire l’attuale tecnologia dei database classici a una tecnologia di database con Big Data. Il volume di dati e la rapidità con la quale dobbiamo accedere per poi elaborare successivamente I dati ricavati necessitano di tecnologie diverse, molto più vicine all’intelligenza artificiale. Una volta acquisiti tutti questi dati che, come dicevo prima, costituiscono l’esperienza che viene registrata direttamente durante il processo conciario, si utilizza un software di data analyst, lo abbiamo chiamato Quality Intelligence Software, che ci dà la possibilità di vedere ciò che determina la qualità della produzione aziendale, fase per fase, partita per partita”.

Il Sistema è pensato solo per aziende medio-grandi?
“Abbiamo iniziato  con  aziende  medio-grandi  ma  non  sono I nostri  unici interlocutori. Abbiamo infatti da poco installato il nostro Sistema in una realtà di dimensioni più piccole. Ciò che è importante è che tutte queste aziende – piccole, medie o grandi – si interfacciano con le grandi firme, con maison internazionali che pretendono determinati requisiti. Dimostrando di avere un Sistema di questo tipo che controlla i processi in tutte le sue fasi garantendo una qualità sempre più elevata, avranno una chance in più rispetto alla concorrenza. Inoltre, la diminuzione dei consumi, degli scarti e di tutte quelle lavorazioni aggiunte in fase di processo per “aggiustare il tiro”, creeranno automaticamente un notevole risparmio e un maggiore rispetto per l’ambiente”.

Questo Sistema prevederà sicuramente ulteriori sviluppi in futuro?
“Certamente. Possiamo presumere che l’attuale software di analisi, nel tempo, verrà implementato, o addirittura sostituito, da strumenti di intelligenza artificiale che guideranno l’intero processo grazie a una visione globale che l’operatore non può avere, in una continuità totale e completa. Analizzando l’esperienza il Sistema sarà in grado di suggerire anche quali tipi di pellami sono più adatti per un certo tipo di lavorazione, ottimizzando l’intero processo e, ancor più importante, permettendo alle aziende di fare previsioni coerenti”.

Cesare Dal Monte, che vantaggio apporta BE.PROCESS in un mondo in cui l’offerta cambia ogni sei mesi, se non addirittura più velocemente?
“Con questo Sistema l’operatore, inteso come il caporeparto o il responsabile della conceria, attraverso un processo standardizzato, riuscirà a intervenire per ottimizzarlo costantemente, e la ripetibilità gli consentirà di standardizzarlo e di ottimizzarlo sempre di più. Con processi molto frammentati come quelli di concia, dove vengono lavorate tanti differenti tipi di pellami, l’uomo non è più oggettivamente in grado di controllare tutto. Ecco perché è fondamentale un Sistema che verifichi e registri ogni tipo di variazione con una infinita memoria a disposizione”.

Che feedback vi aspettate dal mercato?
“Non è facile ma siamo molto sicuri delle potenzialità e dell’efficacia di ciò che abbiamo creato. In Germania ci hanno accolti con un grande entusiasmo. Ciò su cui è importante soffermarsi per valutare al meglio il Sistema è che le norme su inquinamento, sull’utilizzo delle risorse, sull’energia e sulla chimica, soprattutto per l’Europa, saranno sempre più stringenti. La nostra sfida è di trasformare una specifica richiesta del mercato in qualcosa che diventi redditizio per le aziende, quindi quella che da tracciabilità etica diventi tracciabilità industriale, molto simile a ciò che già succede in altri settori”.

Come garantite questi criteri di tracciabilità?
“Tramite un Sistema chiamato BE.TRACE che, attraverso un processo di marcatura della pelle, potrà essere letto dal nostro software e ne evidenzierà tutta la sua storia. In caso le aziende fossero già dotate di altri sistemi di tracciabilità, i nostri device potranno essere tranquillamente integrati per operare su tutti gli altri aspetti. Ovviamente se BE.PROCESS è abbinato a BE.TRACE consentirà una completa analisi del processo e una reale valorizzazione sia delle risorse interne che, ancor più vitale, del proprio know-how”.

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