Il 4 aprile 2020, Confindustria ha avviato una seconda indagine sugli effetti della pandemia da Covid-19 per le imprese italiane.
All’indagine hanno partecipato 4.420 imprese, qui di seguito si riportano i principali risultati dell’analisi:
- Si è assistito a un netto peggioramento rispetto alla percezione della prima indagine per il numero di aziende che ha subito l’impatto negativo del coronavirus (97,2% contro il 67,2% della precedente).
- Il peggioramento si è verificato anche per l’entità del danno subito, le imprese con problemi molto gravi sono adesso il 43,7%, contro il 14,4% della precedente indagine.
- Il 36,5% dei rispondenti, in seguito all’emanazione dei DPCM del 22 e del 25 marzo, ha dovuto chiudere la propria attività, mentre il 33,8% l’ha chiusa parzialmente.
- Il 26,4% dei dipendenti totali delle aziende intervistate svolge attualmente la propria attività in smart working, mentre il 43,0% risulta essere inattivo.
- Il 53,1% dei dipendenti delle aziende intervistate potrebbe dover ricorrere ad ammortizzatori sociali (CIGO, FIS, etc.).
- In media, rispetto alla normalità (marzo 2019), si è assistito ad un calo del 32,6% del fatturato e del 32,5% delle ore lavorate. I cali sono visibilmente più marcati per le imprese con meno di 10 dipendenti (con una diminuzione del 39,7% del fatturato e del 37,3% delle ore lavorate).
- L’84,5% delle aziende che ha partecipato sta riscontrando problemi relativi al rallentamento della domanda nel mercato domestico e nel mercato internazionale. Il disagio più evidente è riscontrato per il calo della domanda di beni e/o servizi di consumo in Italia.
- Non meno rilevanti le problematiche relative alla gestione delle attività riscontrate dal 59,3% dei rispondenti. Il 19,6% degli imprenditori segnala forti disagi legati alla mancanza di materiale sanitario essenziale per lo svolgimento del lavoro in sicurezza.
- È stato chiesto infine agli imprenditori, quali fossero le strategie che metterebbero in atto per superare la crisi. Emerge che nella maggior parte dei casi (78,2%) si sentono disarmati e non possono che attendere il ritorno alla normalità.
- Dalle risposte qualitative degli imprenditori emerge chiaramente la doppia difficoltà di garantire i flussi di liquidità con l’azienda chiusa o parzialmente aperta e quella ad essa legata di poter ripartire a pieno ritmo il prima possibile per limitare le perdite di fatturato, che, seppure in modo spalmato sul tempo grazie agli aiuti governativi, dovranno essere ripagate in futuro.
In allegato il file integrale con i risultati della seconda indagine.