1- Sostenibilità: nuove idee e appuntamenti futuri

28 Febbraio 2019

Il progetto di Assomac “Supplier of Sustainable Technology”, che ha prodotto la “Targa verde”, non lo abbiamo fatto per tenercelo in tasca, ma per inaugurare un ciclo di confronto con le istituzioni pubbliche, le aziende e le associazioni imprenditoriali dei settori a noi vicini per ampliare il campo dell'ecologia nella gestione d’impresa: un lavoro che prosegue nel 2019 con il monitoraggio degli eventi sul tema della sostenibilità.

Il primo appuntamento a cui abbiamo partecipato quest’anno è stato è il seminario con Quantis, a Milano il 26 febbraio, un evento intitolato “Per un 2019 all’insegna di una moda più sostenibile” e che si è svoltoin conclusione della Fashion Week, uno dei principali appuntamenti mondiali per il settore della moda.

Fashion Week fa seguito a COP24, la principale conferenza mondiale sul clima, che si è svolta a Katowice, in Polonia, qualche settimana fa e durante la quale si è svolta “Fashion Industry Charter for Climate Action“, firmata proprio durante la COP 24 dai principali marchi della moda, abbigliamento e calzature, mondo tessile e mondo pelle. Questo documento formalizza l’impegno settoriale di ridurre del 30% le emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, per allineare l’industria della moda all’obiettivo globale di limitare il riscaldamento a 2°C.

Il seminario, a cui abbiamo partecipato, serviva ad approfondire la conoscenza di tendenze e impatti attuali e futuri nel settore globale di abbigliamento e calzature, offrendo degli spunti sulle principali leve che potrebbero essere manovrate per agire in aiuto di una strategia comune di filiera utile a ridurre l’impronta carbone, appunto per stare in linea con le dichiarazioni dei principali attori della moda a Katowice. La sessione ha presentato i risultati di dello studio Measuring Fashion: Insights from the Environmental Impact dello studio Global Apparel and Footwear Industries, realizzato da Quantis e condiviso con il New York Times, i cui contenuti rimandiamo ad un prossimo articolo in seno ai temi della tracciabilità e della formazione.

Il prossimo appuntamento al quale dovremmo prepararci sarà la conferenza “Sustainable Brands Paris”, che si terrà a Parigi, la città della COP21. Questa sarà la più grande conferenza europea su sostenibilità e innovazione. Assomac potrebbe essere un partecipante motivato a sondare il terreno e trovare alleanze per la qualificazione dei processi di produzione eco-sostenibile.

In quanto a divulgazione, il nostro progetto “Supplier of Sustainable Technology” parte dal concetto che la sostenibilità ambientale si coniuga con il welfare e l’inclusione sociale. Tra l’altro anche l’attività svolta con Federmacchine nella commissione “sicurezza” è un elemento che fa parte della strategia che mette insieme sostenibilità e impegno sociale. La strategia ha come premessa l’importanza che il settore moda, tessile-pelle e prodotti, riveste per il raggiungimento degli obiettivi di una economia circolare.

La moda a livello globale è un’emergenza ambientale e anche una protagonista di primo piano del business. Un’emergenza, perché il suo impatto di COvale l’8% delle emissioni totali, tanto quanto l’impatto complessivo di tutta l’UE, ma la riduzione dell’impatto ambientale non è un fattore limitativo, anzi è una grossa opportunità di business perché a livello globale la moda vale 2,5 mila miliardi di dollari ed è a contatto stretto con i consumatori più informati, che vogliono conoscere la storia dei prodotti che acquistano. Quindi, può fare da traino a tutta l’industria manifatturiera europea, creando un effetto domino, per la valorizzazione dei programmi in ambito industriale e per il contrasto al cambiamento climatico.

Nel 2018 Assomac ha realizzato il protocollo per la “Targa Verde”, che è il primo tassello della nostra strategia per la sostenibilità. Qual è il senso e il valore di una attività volta ad acquisire un ruolo importante nelle attività per assicurare la sostenibilità di settore? Prima di tutto sono i consumatori, il mercato, che richiede sempre più prodotti etici e prodotti con rispetto per l’ambiente. In secondo luogo, sono le istituzioni politiche, a livello mondiale ed europeo, che, seppur con successi alterni, impostano norme per il lavoro e regolamenti per il commercio in direzione della sostenibilità ambientale e sociale. A questo proposito, a Ginevra il 1° marzo 2018, si è svolto l’evento “Moda e SDG quale ruolo per l’ONU?” nel contesto del Forum regionale per lo sviluppo sostenibile della Regione UNECE (La Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite, dall’acronimo inglese di United Nations Economic Commission for Europe), e lì si è detto:

È chiaro che l’industria della moda ha bisogno di cambiare marcia. Deve diventare ecologicamente valido e sostenere una trasformazione sociale verso lavori dignitosi e sani.

Ma c’è anche l’Unione europea, che tramite la Commissione europea presenta un documento di riflessione per un’Europa più sostenibile entro il 2030, contribuendo al dibattito che culminerà nel settembre 2019, con il Forum Onu sullo sviluppo sostenibile. Il documento si concentra sui temi chiave di questa piena trasformazione verso la sostenibilità soffermandosi su vari aspetti come: istruzione, scienza, tecnologia, ricerca e innovazione e digitalizzazione; finanza, fissazione dei prezzi, fiscalità e concorrenza; responsabilità sociale delle imprese e nuovi modelli d’impresa; commercio aperto e fondato su regole; su tutti questi livelli, governance e coerenza della politica con gli obiettivi di sostenibilità. Una partita che riguarda da vicino anche il settore della moda, del tessile e della pelle, lungo tutta la catena che comprende non solo le imprese che costituiscono anelli della catena produttiva e distributiva, dalla trasformazione delle materie prime a monte del processo produttivo fino alla sua collocazione sul mercato, ma anche le imprese che sono fornitrici di beni intermedi, le macchine, la tecnologia o altri servizi essenziali alla trasformazione e alla vendita del prodotto.

Noi, in questo processo vogliamo non solo reagire alle imposizioni che ci verranno dal mercato e dalle istituzioni, ma avere un atteggiamento proattivo, cioè avere la capacità di prevenire e anticipare i problemi e i bisogni futuri dei consumatori finali e quindi dei nostri clienti.

Sulla base di queste premesse vogliamo sviluppare un programma di sostegno agli investimenti sostenibili, delle linee guida per preparare il bilancio di sostenibilità sociale e ambientale, la complessa metodologia di “Sustainability Reporting”.

Con questa idea del patto di filiera abbiamo molti progetti in cantiere che potremo approfondire presto, tipo i certificati di tracciabilità e la formazione imprenditoriale.

Di investimenti sostenibili, rapporto integrato di sostenibilità, certificati di tracciabilità e formazione imprenditoriale vi forniremo qualche anticipazione nei prossimi articoli sul tema.


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