Il futuro è l'industria on demand: con le nostre macchine le risposte a ogni domanda

13 mai 2022

Rassegna stampa, articolo de L'Informatore Vigevanese del 12 maggio 2022

Parla il direttore di Assomac, Roberto Vago. L'associazione dei meccano-calzaturieri ha aperto un'ambasciata nel centro di Milano per creare un ponte con reale con la metropoli

In due anni sono arrivate una pandemia e una guerra. Traumi che hanno frantumato tutte le sfere di cristallo costringendo il mondo produttivo - anche il distretto vigevanese - a procedere per tentativi che presuppongono una forte capacità di reinventarsi e di lanciare nuove sfide.

Quella che sta lanciando Assomac, l’associazione dei produttori di macchine per calzature pelletteria e conceria - insieme ad altri comparti industriali appartenenti a Federmacchine a partire da tessili e chimici - riguarda la diversificazione del prodotto e l’economia circolare, ovvero il riciclo dei materiali, la loro lavorazione, persino il recupero dei componenti delle macchine vecchie.

 

«Noi sappiamo lavorare la pelle in tutto il suo ciclo e non esiste un materiale così difficile da trattare. Quindi possiamo fare praticamente ogni cosa per rispondere alle esigenze dell’industria manifatturiera», dice Roberto Vago, direttore di Assomac da fine 2019. «La domanda che dobbiamo farci - prosegue - è se il nostro modello produttivo, quello che abbiamo creato e conosciuto è ancora trainante. E se la risposta è no, come sarà sostituito?Le persone avranno sempre bisogno di scarpe e vestiti, il mondo sarà ancora più popolato e a breve saremo 9 miliardi su questo pianeta. Ma si consuma meno e si sceglie come farlo. Non ci sono nemmeno le risorse per produrre a sufficienza. Oggi il cotone è la materia prima che ha subito i maggiori aumenti: non si possono fare magliette per tutti».

E qui entra in scena il tema del recupero e della sostenibilità, che va di pari passo con la customizzazione della produzione, che deve essere «sempre più indirizzata verso la capacità di rispondere alle esigenze specifiche, al saper dare soluzioni e risposte ai problemi e alle richieste». L’industria italiana, secondo Vago, ha le caratteristiche giuste per adattarsi a queste trasformazioni: «Anche dall’estero vengono qua a cercare risposte, perché si crede nella creatività italiana e nella nostra capacità di trovare soluzioni apparentemente fuori dalla logica».

 

L’industria italiana capace di magie, come i test che si stanno facendo, proprio a Vigevano, con una sinergia tra meccanici e chimici, per trasformare gli scarti della pelle (che generalmente finiscono in discarica) in pannelli isolanti e fonoassorbenti. È solo un esempio di come anche il nostro distretto industriale «possa e debba mettere queste capacità in vetrina e offrirle a un mondo che ha bisogno di soluzioni».

Una filosofia che Assomac ha riassunto in uno slogan che trasforma il classico “Made in Italy” con un più aggiornato “Made With Italian Technology”. La sfida è sempre quella col gigante cinese, anch’esso colpito duramente nei suoi vantaggi competitivi (il solo costo dei trasporti l’ha annullato in buona parte e l’aumento dei costi energetici e delle materie prime vale anche per Pechino). «Ma i cinesi non dormono - avverte Vago - Stanno lavorando a un piano che rivoluziona il loro modo di produrre e che tende a imporre nel mondo i loro standard di produzione. Per noi sarebbe un colpo letale».

Secondo il direttore di Assomac è necessario investire nel cambiamento, creando anche nella nostra zona e nel settore delle macchine, «incubatori di idee e imprese, hub tecnologici che offrano soluzioni per produrre: i nostri supermercati del saper fare. Gli esempi ci sono: per restare in Lombardia ecco Como Next e il Kilometro Rosso della Bergamasca». Serve l’aiuto delle istituzioni, ovviamente, per mettere in rete e condividere, che è sempre stato uno dei grandi limiti delle nostre imprese. Ma oggi stare insieme non è più nemmeno una scelta, è una necessità vitale.

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